mercoledì 27 giugno 2007

PETIZIONE SUL DIRITTO D'AUTORE PORTATA AVANTI DA ALTRO CONSUMO

NOTIZIA PRESA DAL SITO ALTROCONSUMO www.altroconsumo.it
ragazzi aderiamo in massa a questa iniziativa portata avanti dall'associazione dei consumatori, se non avete firmato la petizione in fondo alla pagina trovate il link per sottoscriverla.


Musica in rete: primi successi alla Camera per la nostra petizione
Abbiamo ricevuto
16396
adesioni

In tema di diritto d'autore, il 13 giugno sono stati approvati alla Camera tre ordini del giorno che impegnano il Governo "ad adottare le opportune iniziative normative volte a modificare la disciplina del diritto d'autore che prevedano, tra l'altro, l'abolizione delle sanzioni penali per la condivisione della conoscenza, in particolare attraverso le reti di telecomunicazione, nonché la liberalizzazione della copia per uso personale di opere di ingegno" e a "procedere a una effettiva liberalizzazione che consenta la riproduzione unicamente per uso personale e senza fini di lucro di brani musicali, libri di testo e altre opere intellettuali similari". Se davvero si dovesse andare in questa direzione, sarebbero finalmente presi in considerazione anche i diritti dei consumatori, come abbiamo chiesto con la nostra petizione (di cui si parla espressamente in uno degli Ordini del giorno approvati).

La necessità di modifiche legislative, che da tempo auspichiamo, risulta ancor più evidente oggi, in un contesto in cui c'è chi si spinge fino a evidenti abusi della proprietà intellettuale, come nel caso Peppermint.

Una petizione perché siano tutelati anche i consumatori
La nostra iniziativa è partita dopo la sentenza della Cassazione n. 149/2007, che ha assolto due ragazzi che avevano scaricato e condiviso in rete file musicali, film e software coperti da copyright. Ma di questa notizia è stata data in rete e sulla stampa una lettura scorretta, poiché la sentenza si riferisce a un caso del 1999 e quindi si basa sulla legge in vigore allora. Oggi purtroppo, da quando è in vigore il famigerato Decreto Urbani, le cose stanno in maniera molto diversa:

  • attualmente il semplice downloader (chi si limita a scaricare dalla rete file protetti da diritto d'autore) rischia sanzioni esclusivamente amministrative. Ma, com'è noto, è alquanto improbabile, per come sono strutturati la maggior parte dei sistemi peer-to-peer che un downloader non sia nella pratica anche uploader (chi immette in Rete file);
  • il soggetto che, invece, senza una contropartita economica, condivide o comunque utilizza (anche solo come downloader) una piattaforma peer-to-peer (che prevede la messa in condivisione automatica di quanto scaricato), rischia già la sanzione penale, una multa da 51 a 2.065 euro; chi, infine, condivide a fini di lucro rischia la reclusione da uno a quattro anni, nonché una multa anche oltre i 15.000 euro.

Attenzione dunque. Nonostante quanto riportato spesso in maniera inesatta dai media, la recente sentenza della Cassazione non cambia proprio nulla. Le sanzioni penali rimangono eccome, anche quando non c'è scopo di lucro. Quello che ci chiediamo è se ha senso considerare reato scaricare e condividere file coperti da copyright se non c'è scopo di lucro; reato previsto sì dalla legge, ma quasi mai perseguito dai Pubblici Ministeri, e di fatto non percepito come tale dalla maggior parte dei cittadini. Sia chiaro: Altroconsumo non è dalla parte di chi pretende che in Rete sia tutto scaricabile gratuitamente; riteniamo che gli autori debbano essere adeguatamente remunerati per il loro lavoro creativo, ma allo stesso tempo avversiamo la strumentalizzazione della proprietà intellettuale da parte delle major, arroccate su posizioni di rendita e su modelli tecnologici e di distribuzione obsoleti.

Per questi motivi, se vuoi anche tu:

  • l'abolizione delle sanzioni penali per chi, senza scopo di lucro, scarica e condivide in Rete contenuti protetti;
  • un mercato moderno, efficiente e concorrenziale dei contenuti digitali basato su una gestione dei diritti d'autore digitali che rispetti anche i diritti degli utenti;
  • il divieto della coesistenza di DRM (la gestione dei diritti d'autore digitali) e dell'Equo Compenso (il sovrapprezzo applicato ai supporti come compenso agli autori per il mancato guadagno sulle copie private); con questi sistemi il consumatore rischia di pagare più volte, oltre a non poter eseguire la copia privata e a essere limitato nella scelta della tecnologia e dei supporti informatici che preferisce.
Aderisci alla petizione online di Altroconsumo.

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